martedì 27 maggio 2025

La sirenetta, le figlie dell'aria e l'anima immortale

Ancora una volta guardò il principe con gli occhi semivitrei, poi si gettò nell’acqua e sentì il corpo che si dissolveva in schiuma.
In quel momento, il sole sorse dal mare. I raggi cadevano dolci e caldi sulla spuma fredda come la morte e la sirenetta non la sentì, vide il sole chiaro, e sopra di lei mille splendide figure eteree e trasparenti che fluttuavano nell’aria. Le scorgeva tra le vele bianche della nave e le nubi infocate del cielo, la loro voce era una melodia, così spirituale che nessun orecchio umano avrebbe potuto udirla, come nessun occhio umano poteva vederle; senza ali si libravano leggere nell’aria. La sirenetta si accorse di essere divenuta simile a loro, e con esse si sollevava sempre più dalla schiuma.
“Dove sto andando?”, chiese, e la sua voce risuonò come quella degli altri esseri, così eterea che nessuna musica terrena avrebbe potuto ripeterla.
“Dalle figlie dell’aria!”, risposero le altre. “Le sirene non hanno un’anima immortale, e non possono ottenerla a meno che non conquistino l’amore di un mortale. La sua esistenza eterna dipende da un potere sconosciuto. Nemmeno le figlie dell’aria hanno un’anima immortale, ma con le buone azioni possono crearsene una. Voliamo verso i paesi caldi dove la greve aria pestilenziale uccide gli uomini, e portiamo la nostra frescura. Spargiamo nell’aria il profumo dei fiori e portiamo sollievo e salute. Quando per trecento anni ci saremo sforzate di fare il bene che possiamo, allora avremo un’anima immortale e parteciperemo alla felicità eterna degli uomini. Tu, povera sirenetta, con tutto il tuo cuore ti sei sforzata di fare ciò che facciamo noi, hai sofferto e sopportato, ti sei elevata al mondo degli spiriti dell’aria: ora anche tu grazie alle buone azioni, fra trecento anni potrai avere un’anima immortale.”
E la sirenetta sollevò le sue braccia luminose verso il sole, e per la prima volta sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Sulla nave c’era di nuovo rumore e vita. Ella vide il principe con la sua sposa che la cercavano per tutto, poi guardavano malinconici la spuma iridata, come se sapessero che si era gettata fra le onde. Invisibile, baciò la fronte della sposa, alitò leggermente sul volto del principe, e poi salì con le altre figlie dell’aria sulle rosee nubi fluttuanti per l’etere. (…)
” (1)

Parole leggere, vibranti e dolcissime, fra le più belle mai scritte in una fiaba. La sirenetta di Hans Christian Andersen è pura grazia, e se a molti potrebbe sembrare che non abbia il suo lieto fine, credo che, al contrario, non vi sia un epilogo migliore di questo. Come paragonare un amore terreno all’elevarsi libera fra le figlie dell’aria, divenuta una di loro, per cantare eterea musica e portare freschezza e guarigione nel mondo?
La sirenetta non ha un lieto fine perché in realtà non ha fine. Il matrimonio, nelle fiabe classiche, sigilla una sorta di fine, il tipico “e vissero insieme felici e contenti”. La storia della sirenetta non finisce, ma si apre, si espande, si eleva al cielo luminoso fino all’infinito.

Attraverso il sacrificio ogni cosa si compie. La sirenetta sacrifica la voce per amore, le sue sorelle sacrificano le loro lunghe chiome per lei, per salvarla, eppure le chiedono di sacrificare a sua volta il principe, pugnalandolo al cuore. Così può tornare ad essere una sirena come loro, può tornare nel mare, e pur tuttavia senza anima, dissolvendosi infine nella schiuma bianchissima.
La sirenetta getta il pugnale nell’acqua, che si fa cremisi e ribollente sotto ai suoi occhi velati. Preferisce sacrificare se stessa, e attraverso il suo vero sacrificio si trasforma. Diviene qualcosa di più alto e sublime.
Si innalza dalle acque verso l’aria luminosa.
Dalla spuma iridata al sole lucentissimo, verso il dono dell’anima immortale.

***

La sua voce sembra risuonare nel vento fresco e armonioso. Se ascolti, forse la puoi sentire…

È proprio quando tutto sembra perduto e gli occhi si fanno vitrei,
che la realtà più vera ed eterna si rivela.
Apriti ad essa e sciogliti nella luce.

E tu, figlia dell’aria che cammini sulla terra,
sii portatrice di frescura, di sollievo e guarigione.
Fai del bene,
la tua anima gioirà con te.


***


Note:

1. La citazione della fiaba è stata liberamente tratta da due traduzioni distinte, quella di Kirsten Bech e quella di Bruno Berni. Cfr. Hans Christian Andersen, Andersen. Tutte le fiabe, traduzioni di Kirsten Bech, Maria Pessé Pascolato e di Giuliana Pozzo, Newton Compton Editori, 2006; Hans Christian Andersen, Fiabe e storie, traduzioni dal danese a cura di Bruno Berni, Feltrinelli, Milano, 2023.

Illustrazione di Annie Stegg Gerard

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